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Il fronte invisibile: impatto della cyberwar Algeria-Marocco sulle aziende italiane


Le tensioni tra Algeria e Marocco, storicamente radicate in dispute territoriali e divergenze politiche, si stanno riversando con forza nel dominio cibernetico.

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Il gruppo di hacker algerini JabaRoot DZ ha recentemente rivendicato un attacco informatico su larga scala ai danni di enti pubblici marocchini, rivelando profonde vulnerabilità nei sistemi di sicurezza del Paese e causando una massiccia fuga di dati sensibili.

Cyber attacco contro il Marocco

La sera dell’8 aprile 2025, infatti, JabaRoot DZ ha annunciato sul proprio canale Telegram di aver condotto un cyber attacco di ampia portata violando i sistemi informatici di alcune istituzioni del Marocco ed esfiltrando informazioni personali relative a quasi due milioni di cittadini marocchini.

Tra gli obiettivi colpiti, figurano il sito del ministero per l’Inclusione economica, le Piccole imprese e l’occupazione, e il database del Fondo nazionale di previdenza sociale (CNSS).

A destare particolare preoccupazione è l’entità della violazione. I dati sottratti, pubblicati dal gruppo su Telegram, comprendono infatti:

  • un file CSV con informazioni relative a 499.881 aziende, inclusi nomi commerciali, numeri di registrazione, date di costituzione, dati bancari e identità dei direttori. Tra le entità coinvolte si annoverano il Mohammed VI Investment Fund, il Crédit du Maroc, e perfino Siger, la holding personale del monarca;
  • un secondo file CSV con dati su 1.996.026 dipendenti iscritti al CNSS, tra cui nomi, indirizzi e-mail, numeri di carte d’identità e dettagli occupazionali;
  • circa 53.574 file PDF contenenti elenchi dei dipendenti delle aziende e i relativi stipendi.

Inoltre, tra i documenti esfiltrati figurano anche dati finanziari non verificati riguardanti dirigenti di aziende statali, membri di partiti politici, personaggi associati al fondo di beneficenza della famiglia reale marocchina, nonché individui connessi all’ufficio di collegamento israeliano a Rabat.

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Tuttavia, in un comunicato stampa pubblicato il giorno dopo l’attacco, il CNSS ha affermato che i primi controlli effettuati sui documenti divulgati hanno rivelato che questi contenevano informazioni false, inesatte o troncate.

Cyberguerra fra Algeria e Marocco: cosa sappiamo

Secondo quanto dichiarato dal gruppo algerino, l’attacco sarebbe stato una ritorsione contro presunte attività ostili compiute da hacker marocchini, accusati di aver compromesso l’account X dell’Algerian Press Service (APS), agenzia di stampa nazionale algerina.

JabaRoot DZ ha inoltre asserito che “qualsiasi futura azione ostile contro gli interessi algerini incontrerà risposte ancora più forti”, minacciando nuove offensive informatiche in caso di ulteriori attacchi ai danni di siti algerini.

Le frizioni tra i due Paesi si sono dunque spostate nel cyberspazio. Secondo quanto recentemente dichiarato dal ministro delegato per l’amministrazione della Difesa nazionale, Abdeltif Loudiyi, infatti, solo nel 2024 il Marocco ha registrato 644 attacchi informatici, di cui 134 hanno richiesto interventi tecnici urgenti da parte del Centro per la vigilanza, il monitoraggio e la risposta agli attacchi informatici.

Il ministro ha inoltre aggiunto che alla luce dell’escalation dei cyber attacchi,
sono state implementate misure di protezione avanzate per incrementare la sicurezza dei sistemi informativi e delle infrastrutture vitali.

Tuttavia, nonostante le contromisure recentemente adottate, l’offensiva informatica dell’8 aprile ha messo in luce gravi lacune nella resilienza cibernetica del Paese.

Il picco più alto della cyberguerra fra Algeria e Marocco

Questo episodio rappresenta il picco più alto – finora – della guerra informatica tra Algeria e Marocco, inserendosi nel contesto di una crisi diplomatica che si protrae da anni.

Nell’agosto 2021, infatti, l’Algeria ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco, accusando Rabat di aver perpetrato atti ostili nei confronti del governo di Algeri. Tra i principali motivi di attrito figurano la normalizzazione dei rapporti tra Marocco e Israele avvenuta nel 2020, il sostegno marocchino ai movimenti separatisti della Cabilia e la disputa irrisolta sul Sahara Occidentale.

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Tale regione, considerata dall’ONU un “territorio non autonomo”, è teatro di un conflitto che da oltre cinquant’anni vede contrapposti il ​​Marocco e il movimento indipendentista saharawi del Fronte polisario, sostenuto dall’Algeria.

A tal proposito, in una conferenza stampa tenutasi giovedì 10 aprile, il portavoce del governo marocchino Mustapha Baitas ha affermato che gli attacchi farebbero parte di una strategia mirata a minare il crescente sostegno internazionale al Marocco, specialmente in relazione al conflitto del Sahara Occidentale.

Nel 2020, infatti, nel corso del suo primo mandato, il presidente Donald Trump ha modificato la posizione consolidata degli Usa sostenendo apertamente la sovranità del Marocco sul territorio. Tale posizione non è stata revocata né esplicitamente confermata durante la presidenza Biden.

Secondo Baitas, la tempistica di questi attacchi informatici non è stata casuale, ma ha coinciso con la dichiarazione da parte del Segretario di Stato americano Marco Rubio del rinnovato riconoscimento della sovranità del Marocco sulla regione contesa.

L’impatto del cyber attacco sulle aziende italiane

Considerata la vasta portata delle informazioni sottratte da JabaRoot DZ, l’impatto dell’attacco potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini maghrebini. Il Marocco rappresenta, infatti, un partner strategico per diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, che detiene investimenti significativi nel Paese.

Come affermato il 10 aprile 2025 da Nicola Vanin, Chief Information Security Officer di Cassa Depositi e Prestiti, le aziende italiane che operano sul territorio marocchino potrebbero subire conseguenze indirette per via della fuga di dati e delle interruzioni ai servizi.

La violazione delle infrastrutture digitali marocchine potrebbe infatti rallentare, complicare o mettere a rischio transazioni economiche bilaterali, catene di fornitura e informazioni sensibili relative alle aziende italiane attive nel Paese.

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Inoltre, è importante considerare che tra i dati esfiltrati dal gruppo di hacker algerino potrebbero esserci anche informazioni personali riguardanti stranieri, inclusi cittadini italiani, che risiedono o lavorano in Marocco.

È dunque fondamentale monitorare la questione e comprendere se vi siano rischi diretti per i nostri connazionali e per le aziende italiane operanti nel Paese.

Il cyberspazio come frontiera del confronto geopolotico

L’attacco di JabaRoot DZ è solo l’ultimo esempio di come il cyberspazio si sia trasformato in un’estensione del confronto geopolitico.

In uno scenario internazionale sempre più segnato da “guerre fredde digitali”, i gruppi hacker – spesso legati o tollerati da apparati statali – diventano strumenti di pressione, operando in una zona grigia tra guerra convenzionale, intelligence e terrorismo informatico.

Per il Marocco – così come per qualsiasi altro attore statale – la resilienza cibernetica non può più essere considerata un’opzione, ma una necessità strategica per proteggere non solo i dati dei cittadini, ma anche la propria stabilità interna, le relazioni diplomatiche e la competitività economica sul piano globale.



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