Nuo Capital, che fa capo al magnate Stephen Cheng, ha rilevato il 78% dello storico marchio di caffettiere, simbolo indiscusso del made in Italy, ponendo fine a una storia di quasi un secolo. Ora l’Opa e poi il delisting dalla Borsa
16/04/2025
Alzi la mano chi, almeno per una volta, non ha sentito il profumo del caffè al mattino uscire da una moka. Per generazioni di italiani, dal 1933 per la precisione, è stata il simbolo indiscusso del made in Italy e compagna fedele dei risvegli mattutini. L’Italia era in piena autarchia quando Alfonso Bialetti si inventava la moka, rivoluzionando il modo di preparare il caffè a casa, facendo dell’azienda, grazie anche all’ambizione del figlio Renato, uno dei principali produttori italiani. Il nome? Deriva dalla città di Mokha nello Yemen, una delle prime e più rinomate aree di produzione del caffè. A rendere iconica la Moka trasformando Bialetti in un brand di successo è anche l’omino con i baffi nato dalla matita di Paul Campani e presente su tutti i prodotti dell’azienda.
Ma ora si volta pagina, con un altro pezzo di made in Italy, proprio nelle stesse ore in cui si celebrava l’industria tricolore (15 aprile), che prende il volo. Destinazione, e qui il film è di quelli già visti, Cina, con il Dragone che, nonostante la prova di nervi e muscoli in atto con Donald Trump sul campo dei dazi, dimostra ancora una volta la sua innata aggressività industriale. La lussemburghese Nuo Capital, che fa capo al magnate cinese Stephen Cheng, ha perfezionato la sottoscrizione di un contratto di compravendita per l’acquisto del 78,567% delle azioni di Bialetti. Successivamente sarà invece lanciata l’Opa per il successivo delisting dalla Borsa di Milano. Il valore implicito dell’acquisto delle partecipazioni in Bialetti risultato non inferiore a 42,6 milioni di euro e, conseguentemente, il corrispettivo dell’Opa sarebbe non inferiore a 0,467 euro per azione. Anche dopo il closing, il gruppo beneficerà dell’apporto manageriale di Egidio Cozzi in qualità di amministratore delegato in continuità con la precedente gestione.
Scendendo ancora più nel dettaglio dell’operazione, l’accordo tra Nuo e la famiglia Ranzoni, azionista della società che ha certamente subito la spietata concorrenza innescata dall’avvento delle macchine per caffè elettroniche, è parte di un più ampio piano di ristrutturazione del debito di Bialetti. In particolare, si prevede che il rifinanziamento dell’indebitamento esistente di Bialetti abbia luogo tramite un finanziamento junior, di importo massimo pari a 30 milioni, che sarà concesso da parte di illimity Bank e Amco Asset Management Company e un finanziamento senior di massimo 45 milioni, che sarà concesso in favore di Bialetti da parte di un pool di istituzioni finanziarie guidate da Banco Bpm, in qualità di banca agente, mandated lead arranger e banca finanziatrice, Bper Banca e Banca Ifis, in qualità di banche finanziatrici. Infine, al rifinanziamento contribuiranno apporti di equity da parte di Nuo Octagon per almeno 49,5 milioni totali, per effetto dei quali interverrà una riduzione significativa dell’indebitamento esistente del gruppo.
“Oggi Bialetti è un’azienda più solida, forte di una visione strategica chiara e di un marchio riconosciuto a livello globale”, ha spiegato lo stesso Cozzi. “Questo traguardo è il risultato di un impegno costante, della determinazione del nostro team e della fiducia riposta in noi dagli stakeholder. Con l’ingresso di Nuo si apre un nuovo capitolo, ricco di opportunità: continueremo a investire in innovazione, internazionalizzazione e autenticità, mantenendo sempre al centro la passione per il caffè e l’eccellenza del made in Italy”. Arrivederci, Bialetti.
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