Il made in Italy è sempre più centrale nell’agenda economica e politica del sistema Italia e lo testimonia anche l’istituzione a partire dallo scorso anno, della Giornata nazionale celebrata il 15 aprile, giorno della nascita di Leonardo Da Vinci. All’indomani degli annunci della nuova amministrazione americana sui dazi e con i nuovi equilibri geopolitici e commerciali tutti da definirsi, l’imprenditoria pratese si è confrontata in via Ricasoli presso la saletta Valentini in occasione della Giornata Nazionale del Made in Italy 2025,dal titolo “Made in Italy tra identità e innovazione, per tracciare un bilancio ma anche per guardare insieme alle nuove sfide che l’attendono.
Hanno partecipato tra gli altri i titolari di aziende che negli ultimi 4 anni hanno beneficiato del progetto Casa delle Tecnologie Emergenti PRISMA, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MIMIT) nel 2020. Grazie infatti ai bandi di ricerca e sviluppo (R&S), queste imprese hanno potuto utilizzare tecnologie emergenti e 5G per sviluppare prototipi e soluzioni innovative, rispondendo così alle sfide più complesse che oggi affrontano le imprese del settore Tessile & Moda e Made in Italy. “Le nostre imprese hanno dimostrato di saper essere flessibili, pronte ad adattarsi ai cambiamenti del mercato e a investire nelle sfide future a cominciare da quelle dell’Agenda 30 – così la sindaca di Prato Ilaria Bugetti.– “Il distretto pratese sta continuando ad investire negli assetti strategici per continuare ad essere il primo distretto tessile europeo e raccogliere la sfida delle nuove normative europee,-ha spiegato l’assessora all’Innovazione, Economia Circolare, Sviluppo Economico e Commercio, Benedetta Squittieri.
Una realtà pratese estremamente competitiva che punta sull’equilibrio tra innovazione e tradizione spingendosi verso nuove frontiere tecnologiche e produttive sulla quale però aleggia la scure dei dazi voluta da Trump. E il timore non troppo velato degli imprenditori e dei rappresentanti istituzionali che potrebbe ben presto innescare una vera e propria guerra commerciale a livello mondiale con ritorsioni reciproche. Uno scontro destinato a frenare la crescita economica con un effetto a catena negativo sui consumatori di tutti i paesi coinvolti.
Particolarmente preoccupato il gruppo Meccanotessili della sezione Metalmeccanica di Confindustria Toscana Nord, che ha una quota nel mercato statunitense del 17% sul totale delle esportazioni. Un settore che esporta verso gli Usa in larga parte macchinari per la produzione e il finissaggio dei tessuti non tessuti. I dazi sulle macchine tessili erano quota zero e il passaggio ad almeno il 20% significherà un rialzo importante per un’industria tessile come quella americana che deve le sue prestazioni anche a queste tecnologie.
Nel caso specifico della produzione tessile, esso si differenzia per le diverse tipologie di articoli; filati cardati o pettinati a maggioranza lana tassati prima degli aumenti al 6%, passeranno al 26%; ben più pesante l’aumento sui tessuti cardati o pettinati a maggioranza lana, che con un dazio del 25% passeranno al 45%. Le altre confezioni tessili a seconda dei tipi oscilleranno tra dazi finali dal 22% al 31,7%. Per i capi d’abbigliamento quelli senza dazi arriveranno al 20% altri invece al 35% circa.
Un futuro dunque complesso quello che si prospetta alla piccola e media impresa pratese che con il suo distretto tessile e moda rappresentano una delle colonne portanti del Made in Italy con circa 7000 aziende e 33.000 addetti. Sicuramente uno dei più grandi d’Europa,esempio di economia circolare, che tratta oltre 100.000 tonnellate di materiali post-consumo e scarti tessili, con un quarto del fatturato derivante da queste pratiche. E che con ogni probabilità verrà chiamato a trasformare il problema dei dazi in opportunità magari conquistando nuovi mercati,continuando ad investire sulle aziende, sui prodotti e sul valore che ad essi viene riconosciuto: design, qualità e precisione.
Per l’imprenditore tessile Alessandro Sanesi presidente dell’associazione Cardato Riciclato Pratese, “la situazione è difficile e complessa e sicuramente ci saranno delle ripercussioni negative per il tessile pratese per via dell’aumento del costo del tessuto.Senza contare l’innalzamento dell’inflazione e il rafforzamento dell’euro che non permette alle nostre aziende di essere competitive sui mercati americani. A ciò si aggiungono i dazi. Le dico anche che ciò che noi vendiamo negli Stati Uniti non è un prodotto finito ma passa da Paesi terzi per il confezionamento. E quindi le aziende americane stanno ritardando gli ordini alla ricerca di mercati dove ciò costa meno. Credo anche che i dazi alle stelle non saranno solo un problema per il tessile pratese ma anche per tutti gli altri prodotti manifatturieri. Mi auguro che il governo americano ci ripensi e la pausa voluta da Trump sembra andare in questa direzione. Anche perché,in caso contrario, il danno sarebbe enorme soprattutto per il popolo americano”.
Sulla stessa linea Giovanni Gramigni del lanificio Bisentino e presidente del Consorzio Pratotrade, “Sicuramente quello che è accaduto nelle ultime settimane soprattutto riguardante il tira e molla su dazi che tuttora non si è consolidato ha dato il via all’apertura a un qualcosa di storico. In un mondo già incerto per molti motivi l’aumento dei dazi ha aggiunto un’ulteriore incertezza specie nel settore lavoro che è già difficile portare avanti. Qui le problematiche si sono ampliate anche perché le nostre esportazioni negli Stati Uniti non sono prodotti finiti ma confezionati in altri paesi come Cina,Vietnam,Cambogia, più “daziati” del nostro. Aspetterei di vedere cosa accade nei prossimi giorni anche se mi sento di dire che imporre dei dazi così va contro ogni logica di libero mercato”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link