Nella sezione “Opinioni”, Engage ospita degli articoli scritti da esperti che operano nella comunicazione e nel digitale. In questa occasione Andrea Torri, Country Manager di Rocket Digital, riflette sull’impatto che le politiche economiche messe in atto dall’Amministrazione americana potrebbero avere sul settore dell’ecommerce.
La recente notizia parla di una sospensione di 90 giorni dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, al netto della Cina. Non è facile dunque, in questo frangente, fare una previsione dell’impatto che questa politica economica avrà a livello mondiale e sull’Italia in particolare, ma certamente i nuovi dazi possono sferzare un duro colpo alla globalizzazione del commercio elettronico. La politica protezionista messa in atto da Donald Trump non solo ostacola l’internazionalizzazione delle imprese, ma disincentiva anche l’innovazione e l’efficienza logistica, due elementi che hanno caratterizzato il mercato globale dell’ultimo periodo, in risposta alle esigenze di un consumatore che esige velocità e prezzi competitivi.
Persino il colosso Amazon risente dell’impatto che i nuovi dazi hanno sul mercato planetario a causa dell’aumento dei costi operativi che altera le catene di approvvigionamento e mette sotto pressione migliaia di venditori. Non possiamo non considerare, quindi, che ciò a cui stiamo assistendo non è solo una guerra commerciale: è un attacco a un modello che ha democratizzato l’accesso ai mercati globali. Nello specifico, in Rocket Digital stiamo già osservando come le aziende italiane che vendono su questo mercato subiscano una penalizzazione che aumenta i costi dei loro prodotti e ne riduce la competitività.
Tuttavia questo nuovo scenario potrebbe aprire la porta a modelli di produzione più localizzati, alla rivalutazione del prodotto europeo e a nuove alleanze regionali. Le aziende italiane stanno rafforzando le proprie strategie di internazionalizzazione, mettendo in atto diversi comportamenti come fusioni e acquisizioni (M&A), investimenti, innovazione tecnologica e la partecipazione ai mercati emergenti.
Secondo Netcomm (Digital Hub Italiano per l’evoluzione delle Imprese verso i Consumatori digitali nel mondo), l’internazionalizzazione è uno dei driver più solidi della crescita dell’e-commerce italiano.
Nel 2024, infatti le PMI italiane hanno realizzato 48 operazioni di fusione e acquisizione all’estero, registrando un aumento del 40% rispetto alle 34 del 2023. E le prospettive nell’ambito delle esportazioni sono positive. Secondo Sace, nel 2025 raggiungeranno i 679 miliardi di euro, con una crescita media del 4% nei prossimi due anni. Questo trend è sostenuto dall’adozione di tecnologie digitali e pratiche sostenibili, che migliorano la competitività delle imprese sui mercati internazionali. Non solo. A sostegno di questi sforzi, SIMEST ha avviato un piano strategico per il triennio 2023-2025, con risorse totali pari a 18,5 miliardi di euro, in aumento del 20% rispetto al periodo precedente, che includono finanziamenti agevolati per investimenti in sostenibilità, digitalizzazione e rafforzamento del capitale, oltre a misure di supporto al credito all’esportazione.
La chiave per vincere questa sfida sarà l’agilità strategica unita alla capacità di esecuzione sartoriale ad alto tasso di adattabilità per garantire risultati ottimali in ambienti diversi. Dunque il potenziamento dell’e-commerce per raggiungere nuove aree geografiche e la creazione di partnership europee che rafforzino le filiere produttive, potrebbero essere gli ingredienti di questa nuova sfida.
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