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numeri in crescita e benefici per l’agricoltura


Nel 2024 positivo il 78% dei pareri VIA su impianti agrivoltaici. I primi dati dai campi confermano i benefici per le colture. I numeri dal 1° Forum Nazionale Agrivoltaico

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Transizione energetica, redditività agricola, resilienza climatica: l’agrivoltaico in Italia si sta affermando come una delle soluzioni più promettenti per coniugare produzione di energia rinnovabile e tutela del suolo agricolo.

A confermarlo sono i numeri e le evidenze presentate da Legambiente in occasione del 1° Forum Nazionale sull’Agrivoltaico, svoltosi a Roma il 16 aprile, che ha messo al centro i risultati concreti di questa tecnologia ibrida e il suo ruolo strategico nel futuro delle rinnovabili e agricoltura.

Agrivoltaico in Italia, autorizzazioni in crescita

Uno dei dati più significativi emersi dal Forum riguarda l’andamento delle autorizzazioni ambientali. Nel solo 2024, la Commissione PNRR PNIEC del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha rilasciato 304 pareri VIA (Valutazione di Impatto Ambientale): ben 153 riguardavano progetti agrivoltaici, pari a oltre il 50% del totale. Di questi, il 78% ha ricevuto parere positivo.

Si tratta di una quota di gran lunga superiore rispetto alle altre tecnologie rinnovabili analizzate: 76 pareri riguardavano parchi fotovoltaici a terra, 46 impianti eolici. L’agrivoltaico è oggi la tecnologia impiantistica più presente nei percorsi autorizzativi italiani.

Questo trend è destinato a consolidarsi nei prossimi mesi: il PNRR ha destinato 1,1 miliardi di euro a questa tecnologia, con l’obiettivo di installare 1,04 GW di potenza e produrre almeno 1.300 GWh/anno entro il 30 giugno 2026. Al 1° bando, chiuso nel settembre scorso, sono arrivate 643 richieste di finanziamento per una potenza complessiva di oltre 1,7 GW e 920 mln di euro, per lo più da Sud e Isole. Dal 1° aprile al 30 giugno 2025 sono riaperti i termini per completare l’assegnazione dei fondi.

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Benefici agrivoltaico: aumentano le rese, si riduce il consumo idrico

Oltre ai numeri, a fare la differenza sono i benefici dell’agrivoltaico certificati da studi e sperimentazioni sul campo. I dati presentati al Forum raccontano un impatto positivo tangibile su rese agricole, gestione idrica e salute delle colture:

  • +15/30% di produttività della vite sotto impianti agrivoltaici;
  • +10% di resa per lattughe e insalate;
  • +40% per le colture foraggere;
  • -65% di consumo d’acqua nella coltivazione del pomodoro.

Studi del progetto europeo Value4Farm, presentati da docenti dell’Università Cattolica di Piacenza, mostrano risultati simili anche su mais, sorgo e soia: le rese sotto impianti agrivoltaici sono paragonabili o superiori rispetto a quelle in pieno sole, soprattutto nei periodi di siccità. In media, l’efficienza nell’uso dell’acqua aumenta del 15%, mentre i giorni di stress idrico si riducono fino al 60%.

“Questi dati – commenta Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – indicano con forza l’urgenza di ripensare le tecniche colturali in funzione della radiazione solare e dell’ombreggiamento” partendo da una priorità: “L’approccio agronomico deve integrarsi con quello tecnologico, in un’ottica che unisca innovazione e agroecologia, dando forma a un modello multifunzionale capace di valorizzare ogni metro quadrato di suolo: per il cibo, per l’energia, per la tutela dell’ambiente”.

Verso una nuova alleanza tra agricoltura e transizione energetica

Per Legambiente, l’agrivoltaico in Italia rappresenta una leva fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del settore primario e contrastare gli effetti della crisi climatica, che minaccia sempre più direttamente la produttività agricola.

Le tecnologie evolute oggi disponibili – come i pannelli elevati, i sistemi a inseguimento solare e i sensori ambientali – non solo non ostacolano le pratiche agricole, ma anzi le abilitano a diventare più digitali, efficienti e resilienti. È questo il cuore della nuova alleanza tra innovazione energetica e agroecologia, già in atto nei migliori progetti agrivoltaici.

L’Italia però “sta pagando lo scotto di una campagna denigratoria contro le rinnovabili in agricoltura, che invece può trarre beneficio anche dalla realizzazione di impianti agrivoltaici sui terreni, oltre che del fotovoltaico sui tetti delle aziende”. Così Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente, che sottolinea: “L’agrivoltaico è una leva potente per aumentare la produzione agricola e la generazione elettrica, per integrare il reddito degli agricoltori e per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione del settore primario”.

Ostacoli normativi

A rallentare lo sviluppo dell’agrivoltaico in Italia, sostiene ancora l’associazione del Cigno Verde, sono però ancora barriere non tecnologiche: lungaggini burocratiche, conflitti con le Soprintendenze, incertezze normative regionali, fino alla recente norma contenuta nel decreto agricoltura che vieta il fotovoltaico a terra anche in aree marginali o inquinate, dove invece sarebbe opportuno realizzarlo.



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