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De Castro (Nomisma): “Dazi dannosi per tutti. La Ue metta più risorse”


Bologna, 18 aprile 2025 – “I dazi non hanno mai fatto bene a nessuno. Né a chi li mette, né a chi li subisce. Ma credo che l’effetto più dirompente alla fine ce l’abbia soprattutto l’industria manifatturiera americana. E il passo indietro – sebbene di soli 90 giorni – di Trump lo dimostra…”. Paolo De Castro, lungo curriculum politico che spazia dall’Italia all’Europa, essendo stato ministro di D’Alema e Prodi, poi eurodeputato per 15 anni, da neo presidente di Nomisma, rilancia il famoso centro di ricerca bolognese come punto di riferimento dei grandi temi di politica nazionale e internazionale, in tandem con il direttore generale Andrea Bontempi.

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Paolo De Castro

Da neo presidente del think tank bolognese (fondato, tra gli altri, dall’ex premier Romano Prodi), come giudica la decisione di Trump di introdurre i dazi?

“Non può reggere. Perché la sua non è una guerra all’Europa, ma a tutto al mondo: Cina, Giappone, Canada eccetera… Quindi ben venga il viaggio di Giorgia Meloni negli Stati Uniti per conto dell’Europa. Se riuscirà anche solo a creare un ponte e a dare l’opportunità a Ursula von der Leyen di incontrare Trump per immaginare qualche soluzione negoziale, già questo sarà un ottimo risultato”.

Quindi a Trump chi glielo fa fare di mettere i dazi?

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“L’obiettivo credo sia isolare la Cina. E non escludo che ci sia la volontà di venire incontro ai Paesi del mondo a patto che diano un contributo proprio all’isolamento cinese, ma la strategia è sbagliata. Anche perché Xi Jinping, visto il sistema cinese, non ha l’obbligo di andare a elezioni nei tempi di Trump, ma ha un orizzonte ben più lungo. E quindi può far ’digerire’ i sacrifici alla sua popolazione maggiormente rispetto al presidente Usa. Per quanto riguarda l’Europa l’interscambio Ue-Usa rappresenta il 40 per cento del commercio mondiale. Una dimensione enorme. Quindi gli effetti sono dirompenti per Trump… Per questo credo che nessuno in America riesca a dare una risposta scientifica e ragionevole alla decisione del tycoon. Quali sono gli effetti positivi di creare incertezza e mettere in difficoltà i mercati e il sistema manifatturiero Usa?”.

In una recente intervista lei, però, ha detto che per le eccellenze del Made in Italy i dazi non saranno la fine del mondo… Conferma?

“La battuta era riferita ai prodotti agroalimentari. L’Italia ne esporta per 8 miliardi di euro. La nostra grande forza? I 20 milioni di italo-americani che, comunque sia, non rinunceranno ai prodotti italiani. Però è chiaro che una parte di mercato – penso a vino, liquori, formaggi, conserve, pasta – ce la giochiamo. E che la regione più colpita sarà l’Emilia-Romagna vista la forza competitiva che ha con Food Valley, Motor Valley e settore farmaceutico”.

In questo contesto, si sta ragionando di rimodulare i fondi Pnrr così da poterli utilizzare per coprire le eventuali perdite determinate dai dazi. Che cosa ne pensa?

“È una strada. Se ne sta discutendo a Bruxelles. Le risorse sono scarse per tutti… se riuscissimo a rimodulare alcune spese, impiegandole nel sistema produttivo in modo più diretto, potremmo ottenere una boccata di ossigeno. Faccio un esempio: a fronte dei dazi Usa, le nostre aziende dovranno cercare nuovi mercati. Ma, oltre alla difficoltà di trovare un mercato alternativo a quello statunitense che ha 350 milioni di abitanti e un reddito pro capite doppio del nostro, le risorse europee sulla promozione del sistema produttivo Ue sono poche, devono essere di più”.

Poche quanto?

“Il pacchetto di fondi per la promozione agroalimentare è di 130 milioni di euro per tutta Europa: una cifra ridicola. Se vogliamo cercare nuovi mercati vanno messe risorse lì dentro, così da aiutare le imprese quando vanno a cercare nuovi mercati in Asia, Giappone, America Latina”.

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