Nel 2024 le esportazioni distrettuali hanno superato i 163 miliardi di euro, con un saldo commerciale oltre quota 100 miliardi. La foto nel Rapporto Intesa Sanpaolo
Nel biennio 2023-2024 i distretti industriali italiani hanno confermato la loro centralità nel panorama manifatturiero nazionale, dimostrando una notevole capacità di tenuta nonostante il rallentamento congiunturale che ha caratterizzato l’economia globale. Le esportazioni hanno raggiunto nuovi livelli record, così come l’avanzo commerciale, mentre le imprese distrettuali hanno continuato a rafforzare il proprio profilo patrimoniale e a consolidare le riserve di liquidità. È quanto emerge dalla diciassettesima edizione del Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo.
L’indagine restituisce l’immagine di un sistema produttivo resiliente, capace di adattarsi a cambiamenti rapidi e discontinuità nei mercati, ma che dovrà fronteggiare sfide significative, a partire dal riacutizzarsi delle tensioni commerciali internazionali. Tra queste, un ruolo chiave lo giocheranno i nuovi dazi introdotti dagli Stati Uniti, che potrebbero penalizzare uno dei principali mercati di sbocco per l’export italiano – pari all’11% del totale distrettuale nel 2024.
C’è però da dire che l’agilità con cui i distretti stanno diversificando i mercati di destinazione e l’elevata qualità delle produzioni costituiscono leve decisive per contenere i rischi e cogliere nuove opportunità. I segnali sono incoraggianti: l’export verso economie emergenti come Turchia, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Vietnam, Messico, Brasile e India è in netta accelerazione. In parallelo, un eventuale rilancio degli investimenti pubblici europei su infrastrutture, innovazione e autonomia strategica potrebbe rafforzare ulteriormente le prospettive di crescita all’interno del mercato comunitario, che continua a rappresentare il primo sbocco commerciale per i distretti italiani.
Export e saldo commerciale da record: i numeri del 2024
Nel 2024 le esportazioni dei distretti industriali hanno toccato un nuovo massimo storico, raggiungendo i 163,4 miliardi di euro, in crescita dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Ancora più significativo il dato sul saldo commerciale, che per la prima volta ha superato la soglia psicologica dei 100 miliardi di euro. Un risultato che è stato possibile anche grazie a una contrazione delle importazioni (-1,9%), che ha ampliato il divario positivo tra vendite all’estero e acquisti.
L’analisi di Intesa Sanpaolo evidenzia come i distretti abbiano saputo presidiare efficacemente i mercati tradizionali e, al tempo stesso, allargare il proprio raggio d’azione geografico. La distanza media dell’export è salita a 3.434 chilometri, testimoniando una crescente capacità di proiezione internazionale. L’agroalimentare si conferma uno dei settori più dinamici (+7,1%), ma segnali positivi arrivano anche da meccanica, metallurgia, moda e costruzioni, che hanno mantenuto o migliorato le proprie posizioni competitive.
Tenuta dei ricavi e rafforzamento dei margini
Sotto il profilo economico-finanziario, il 2023 ha visto un leggero calo del fatturato complessivo delle imprese distrettuali (-0,5%, pari a 344 miliardi di euro), ma a fronte di un miglioramento dei margini operativi. L’EBITDA margin è salito all’8,1%, dal 7,6% dell’anno precedente, segno di una gestione attenta alla redditività anche in fase di rallentamento.
Importanti progressi sono stati compiuti anche sul fronte patrimoniale: il patrimonio netto ha raggiunto il 34,4% del passivo, con una crescita di tre punti percentuali in un solo anno. Le imprese dispongono inoltre di una liquidità media pari a circa il 10% dell’attivo, risorsa strategica in vista di nuovi investimenti in innovazione, sostenibilità e rafforzamento competitivo.
Le imprese “champion”: innovazione, sostenibilità e governance aperta
All’interno del sistema distrettuale emerge con chiarezza un gruppo di imprese “champion” – circa l’8% del totale – che si distinguono per capacità di crescita, internazionalizzazione, orientamento alla qualità e apertura verso le nuove generazioni. Sono aziende mediamente più giovani, più dinamiche e spesso più attente alle tematiche Esg. Hanno maggiore propensione a registrare brevetti, ottenere certificazioni ambientali e includere donne e under 40 nei consigli di amministrazione.
Queste realtà ottengono risultati superiori anche in termini di redditività: l’Ebitda margin supera il 10% per le imprese che investono in qualità, innovazione digitale, autoproduzione energetica o adottano soluzioni per la sostenibilità ambientale.
Transizione digitale ed energetica: un processo in atto
La spinta verso l’innovazione continua a essere un elemento chiave del vantaggio competitivo. L’adozione di tecnologie 4.0, sebbene ancora disomogenea tra settori e territori, sta migliorando efficienza produttiva, flessibilità, qualità e sicurezza. Le imprese che investono in trasformazione digitale riportano anche una maggiore resilienza, soprattutto nei momenti di crisi.
In parallelo, la transizione ecologica si fa strada: il 43,6% delle imprese distrettuali sta attuando misure per ridurre i consumi energetici, mentre oltre un terzo (33,8%) ha già investito in impianti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili. Particolarmente avanzate risultano alcune aree del Paese – come i distretti toscani del sistema moda – dove è in atto una vera e propria riconversione green, che coinvolge anche la logistica, con un maggiore ricorso al trasporto ferroviario.
Capitale umano e continuità aziendale: leve per la competitività
Le imprese che hanno investito nel lungo periodo sul capitale umano, sulla governance familiare e sulla continuità generazionale sono risultate più robuste nel superare le crisi. Dal 2011 al 2023 l’occupazione qualificata nei distretti è cresciuta di oltre 94.000 addetti con alte competenze. Inoltre, il welfare aziendale si è diffuso soprattutto tra le realtà di maggiori dimensioni, con effetti positivi sul clima interno e sulla produttività.
La presenza di giovani nei board aziendali risulta correlata a una maggiore propensione agli investimenti in digitale e green. E anche sul piano della sicurezza, i distretti mostrano performance migliori rispetto alla media manifatturiera: l’incidenza degli infortuni è inferiore (18,5 contro 19,2 per mille addetti), segnale di una crescente attenzione al benessere dei lavoratori.
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