La scure del Decreto Sicurezza si abbatte sulla canapa industriale. In Veneto, oltre cento aziende rischiano lo stop forzato dopo l’entrata in vigore del provvedimento il 12 aprile scorso, che vieta la lavorazione della pianta anche se con contenuto minimo di THC. A rafforzare il blocco è arrivata una sentenza del Tar del Lazio sulla stessa linea, gettando nel panico un intero comparto.
Dal 2019, la filiera della canapa in Veneto si è sviluppata grazie a una legge regionale che promuove la produzione di cannabidiolo attraverso progetti mirati, bandi, norme ad hoc e attività di valorizzazione del prodotto. Oggi le aziende del settore si contano a centinaia, con produzioni certificate e investimenti significativi, spesso sostenuti anche con fondi pubblici.
Il Decreto Sicurezza, nella sua versione approvata, vieta espressamente la lavorazione della canapa se non destinata al solo florovivaismo professionale. Sono dunque esclusi tutti gli altri usi: dalla trasformazione al commercio, fino alla vendita e detenzione. Una misura che ha spiazzato imprenditori e agricoltori, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intera filiera.
A rafforzare il giro di vite è intervenuta una recente sentenza del Tar del Lazio, che ha dato ulteriore legittimità al divieto sancito dal decreto. Per le aziende – circa 3.000 in tutta Italia, con 30.000 dipendenti e un giro d’affari annuo di 500 milioni di euro, di cui il 90% destinato all’export – si apre ora uno scenario di grave incertezza.
A farsi portavoce della protesta è l
La scure del Decreto Sicurezza si abbatte sulla canapa industriale. In Veneto, oltre cento aziende rischiano lo stop forzato dopo l’entrata in vigore del provvedimento il 12 aprile scorso, che vieta la lavorazione della pianta anche se con contenuto minimo di THC. A rafforzare il blocco è arrivata una sentenza del Tar del Lazio sulla stessa linea, gettando nel panico un intero comparto.
Un settore in espansione
Dal 2019, la filiera della canapa in Veneto si è sviluppata grazie a una legge regionale che promuove la produzione di cannabidiolo attraverso progetti mirati, bandi, norme ad hoc e attività di valorizzazione del prodotto. Oggi le aziende del settore si contano a centinaia, con produzioni certificate e investimenti significativi, spesso sostenuti anche con fondi pubblici.
L’impatto del Decreto Sicurezza
Il Decreto Sicurezza, nella sua versione approvata, vieta espressamente la lavorazione della canapa se non destinata al solo florovivaismo professionale. Sono dunque esclusi tutti gli altri usi: dalla trasformazione al commercio, fino alla vendita e detenzione. Una misura che ha spiazzato imprenditori e agricoltori, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intera filiera.
Una sentenza che conferma il blocco
A rafforzare il giro di vite è intervenuta una recente sentenza del Tar del Lazio, che ha dato ulteriore legittimità al divieto sancito dal decreto. Per le aziende – circa 3.000 in tutta Italia, con 30.000 dipendenti e un giro d’affari annuo di 500 milioni di euro, di cui il 90% destinato all’export – si apre ora uno scenario di grave incertezza.
La voce della Regione Veneto
A farsi portavoce della protesta è l’assessore veneto all’Agricoltura Federico Caner, che presiede anche la Commissione agricoltura della Conferenza delle Regioni. “Il problema è serio e nazionale – afferma – e va affrontato con urgenza assieme al ministro Lollobrigida. Il 29 aprile porterò la questione in sede di Conferenza: dobbiamo trovare una via d’uscita”.
Verso il 29 aprile: l’ultima speranza della filiera
La data da segnare sul calendario è quella del 29 aprile. Quel giorno, la Commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni si riunirà a Roma, e la canapa sarà al centro del dibattito. Caner, deciso a salvare la filiera, chiederà un confronto diretto con il Governo per rivedere la norma e tutelare gli investimenti delle imprese. “È paradossale – sottolinea – che oggi sia vietata la lavorazione italiana ma si possa ancora importare dall’estero. L’Oms stessa ha dichiarato che il cannabidiolo non crea dipendenza né danni alla salute. Serve equilibrio tra sicurezza e sviluppo economico: è in gioco il futuro di migliaia di famiglie”.
L’esito dell’incontro sarà decisivo: dal compromesso tra Regioni e Governo dipenderà la sopravvivenza di un settore che ha dimostrato di poter generare occupazione, innovazione e valore aggiunto nel rispetto delle regole.
, che presiede anche la Commissione agricoltura della Conferenza delle Regioni. “Il problema è serio e nazionale – afferma – e va affrontato con urgenza assieme al ministro Lollobrigida. Il 29 aprile porterò la questione in sede di Conferenza: dobbiamo trovare una via d’uscita”.
La data da segnare sul calendario è quella del 29 aprile. Quel giorno, la Commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni si riunirà a Roma, e la canapa sarà al centro del dibattito. Caner, deciso a salvare la filiera, chiederà un confronto diretto con il Governo per rivedere la norma e tutelare gli investimenti delle imprese. “È paradossale – sottolinea – che oggi sia vietata la lavorazione italiana ma si possa ancora importare dall’estero. L’Oms stessa ha dichiarato che il cannabidiolo non crea dipendenza né danni alla salute. Serve equilibrio tra sicurezza e sviluppo economico: è in gioco il futuro di migliaia di famiglie”.
L’esito dell’incontro sarà decisivo: dal compromesso tra Regioni e Governo dipenderà la sopravvivenza di un settore che ha dimostrato di poter generare occupazione, innovazione e valore aggiunto nel rispetto delle regole.
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