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Coin allunga i piani con l’arrivo d’Invitalia ma deve convincere le marche


Coin guarda un po’ più in là e allunga la sua strategia oltre i tre anni inizialmente pianificati, adesso che Invitalia ha deciso ufficialmente d’investire 10 milioni di euro nel gruppo distributivo, specializzato in abbigliamento e arredo casa. Invitalia deterrà così una quota del capitale pari al 30,1%. Con uno sguardo sul medio-lungo termine, fino a cinque anni, la strategia di rilancio deve però tenere conto di una necessaria riorganizzazione dell’offerta a scaffale, per il consumatore finale, dopo che non tutti i marchi finora presenti hanno deciso di rimanere nel catalogo di Coin. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, tra i brand indecisi ci sono alcuni nomi noti, che finora hanno anche occupato metrature importanti all’interno dei negozi dell’insegna.

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Il gruppo Coin impiega 1.390 lavoratori

Dalla moda alla casa, cambia l’assortimento

Tra chi deve ancora fare una scelta di campo ci sono molte aziende dell’abbigliamento mentre qualche griffe, che strizza l’occhio alla clientela più giovane, ha scelto per esempio di non esserci. Invece la categoria gioielleria e accessori può contare ancora su sigle conosciute dal grande pubblico così come Coin Casa sarà molto probabilmente ancora parte integrante e remunerativa per il gruppo, che potrà contare non solo sulle risorse dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo (guidata dall’a.d. Bernardo Mattarella), tramite il Fondo Salvaguardia Imprese, ma anche e soprattutto sui 21,2 milioni di euro garantiti dai nuovi soggetti investitori Sagitta (parte del gruppo del fondo europeo Arrow Global, che comprende Europa Investimenti) e Mia (che fa capo a Marco Marchi, patron del brand Liu-Jo e già azionista di Coin con circa il 15%), oltre che di Red Navy (di Stefano Beraldo, a.d. di Ovs), Joral investment srl (di Jonathan Kafri, specializzato tra l’altro nella produzione tessile) e Hi-Dec Edizioni (di Enzo De Gasperi, impegnato per esempio nella profumazione d’ambienti). Questi ultimi tre soci hanno, singolarmente, quote intorno al 20%.

Al rilancio il settore beauty
Al rilancio il settore beauty

Il nodo della profumeria

Di sicuro, avranno bisogno di una rivitalizzazione e d’investimenti a supporto i banconi dedicati al beauty e alla profumeria mentre verranno accantonate le varie iniziative extra-settore, come quelle in partnership con l’automotive, che hanno distratto un po’ il posizionamento complessivo dell’insegna. A oggi sono stati salvaguardati circa 330 accordi con i creditori-fornitori, pari a poco più del 60% dei partner commerciali, comprendendo sia chi ha confermato un modello di accordo come quello preesistente sia chi, prossimamente, inserirà nei propri corner casse autonome per i pagamenti (senza passare quindi da quelle di Coin). Nei prossimi mesi saranno definiti maggiori dettagli del nuovo piano strategico, anche se rimane l’intenzione di spingere maggiormente sulla marca privata, come anticipato da ItaliaOggi del 5/2/2025. Il timone operativo per i prossimi anni resta, in particolare, nelle mani della società Mia e del patron di Liu-Jo.

Tutele per i lavoratori ma in bilico alcuni negozi

È al momento fissato anche il traguardo del raggiungimento del pareggio in bilancio per l’esercizio 2026, come già comunicato alla fine dell’anno scorso. «Sosteniamo con convinzione il rilancio di questo storico gruppo commerciale e continueremo a monitorare con attenzione affinché il percorso di risanamento si concluda con la piena tutela dei 1.390 lavoratori coinvolti», ha dichiarato il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, che aveva aperto un tavolo tecnico sulla crisi dell’insegna con 34 negozi diretti e 130 store in Italia e all’estero. Soddisfazione è stata espressa anche dagli altri soggetti al tavolo, per aver tutelato i livelli occupazionali e per la ricerca di nuovi immobili che possano ospitare i punti vendita Coin, volendo evitare chiusure e riduzioni del network retail, per esempio a Bologna e a Grugliasco, alle porte di Torino. Tuttavia restano al momento fuori dalle salvaguardie i lavoratori in store e dipendenti dai marchi partner commerciali di Coin. 

I prossimi passi del rilancio 

Insomma, sembra ricomporsi progressivamente lo stato di crisi di Coin, anche se ci sono molte altre fasi intermedie di controllo sull’avanzamento dei lavori. A partire dalla presentazione a fine mese, al Tribunale di Venezia, dei documenti per ottenere l’omologa (attesa per la prossima estate) dal giudice all’interno della procedura concorsuale e, poi, procedendo fino alla seconda metà dell’anno, con il successivo incontro tra le parti al ministero delle imprese e del made in Italy.

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