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Europa e Cina, le aree su cui puntare nei prossimi cinque anni « LMF Lamiafinanza


Cina, Europa e gli altri paesi colpiti dalle politiche commerciali di Trump potrebbero essere indotti ad una pura risposta di ritorsione, ma potrebbero anche scegliere di attuare politiche di stimolo della domanda interna. In questo caso assisteremmo ad uncambio strutturale dei modelli di crescita di questi paesi, soprattutto nel caso della Cina e della Germania, paesi che hanno tradizionalmente adottato politiche economiche “mercantilistiche” (basate sulla crescita dell’export e sulla restrizione della domanda per consumi interna). Con delle conseguenze notevoli anche sul piano delle opportunità di investimento, come vedremo.

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Siamo convinti che la performance relativa dei mercati azionari europei e cinese rispetto all’azionario USA possa continuare e diventare la storia dei prossimi cinque anni. E questo indipendentemente dalla severità della guerra commerciale che non cambierà la traiettoria dei capitali in uscita dagli Stati Uniti, perché ciò che ha causato l’eccezionalismo americano dal 2017 al 2025 è stata la politica fiscale. Per i primi anni dopo il 2010, la sovraperformance del mercato azionario americano è stata una storia di “eccezionalità” aziendale, legata alla crescita dei profitti e alla natura dei modelli di business soprattutto nel settore del big tech. Ma dal 2017, e in particolare dopo la pandemia, si è trattato di politica fiscale. Gli Stati Uniti hanno speso il 400% in più dell’Europa*. D’ora in poi, il mercato obbligazionario non permetterà più questo grado di espansione fiscale americana, perché riconosce che i dazi non sono una fonte di reddito sostenibile.

Allo stesso tempo la leva fiscale in Europa si sta muovendo nella direzione opposta, con investimenti in infrastrutture e nella difesa, guidati, incredibilmente, dalla Germania. È un cambiamento macroeconomico epocale. Si potrebbe dire che Trump ha catalizzato questo fenomeno. Ma pensiamo che fosse ormai inevitabile. Ma questa non è l’unica ragione per essere positivi sulle borse Europee. Ce ne sono almeno altre quattro:

  1. le valutazioni delle azioni americane restano ancora molto più alte di quelle europee. D’altra parte, la crescita degli utili per azione in Europa e negli Stati Uniti negli ultimi cinque anni è stata esattamente la stessa. Gli investitori pensano che le valutazioni riflettano l’anemia economica europea, ma in realtà riflettono soprattutto gli eccessi di spesa fiscale dell’America negli ultimi cinque anni.
  2. Il superamento della crisi energetica. Nei prossimi due anni ci sarà un’ondata di forniture di GNL che sommergerà l’Europa di energia a basso costo.
  3. La pressione geopolitica costringerà i politici europei a pensare finalmente in termini di completamento del mercato unico. L’Europa ha molte aziende ben gestite, ma con margini di profitto ristretti perché operano in così tante giurisdizioni diverse. Se una società di telecomunicazioni cinese ha 400 milioni di utenti e un’americana ne ha 120 milioni, quelle europee ne contano solo 10 milioni*. Occorre completare il mercato unico e favorire attività di fusione e acquisizione.
  4. Putin e Trump hanno costretto l’Europa a pensare a riforme radicali, anche sul piano della difesa. Il rischio che gli USA abbandonino l’Europa al suo destino è peraltro probabilmente sopravvalutato, così come quello che la Russia abbia i mezzi per attaccare l’Europa. Ci troviamo quindi in una situazione in cui i rischi percepiti sono sopravvalutati e le riforme sottovalutate. 

Anche la Cina ha un’opportunità storica di affermare le proprie ambizioni di potenza economica globale, dato l’atteggiamento americano di ripiegamento sui propri interessi.

Il suo problema economico principale rimane la debolezza strutturale della domanda interna, conseguente allo scoppio della bolla immobiliare. Si trova in un contesto di stagnazione secolare, bassa crescita e bassa inflazione, in cui i tassi di interesse sono molto bassi, un po’ come quelli negli Stati Uniti dopo il 2010. Quel contesto di denaro a buon mercato ha prodotto negli USA una forte ondata di innovazioni, sia nel settore energetico (petrolio di scisto) che nella tecnologia. Anche la Cina potrebbe orientarsi verso un ulteriore forte sviluppo del settore tecnologico. I segnali degli alti dirigenti del Politburo cinese vanno in quella direzione, con la “riabilitazione” dei dirigenti delle grandi imprese tech cinesi. Avendo già aumentato la propria competitività in diversi settori ad alto valore aggiunto, dalle auto elettriche, ai semiconduttori alla componentistica industriale e tecnologica, la Cina potrà continuare a mantenere un ampio surplus commerciale con il resto del Sud Est Asiatico, il Medio Oriente e l’America Latina.

Del resto, se gli Stati Uniti adotteranno una visione conflittuale del commercio globale, apriranno inevitabilmente il mondo ai prodotti cinesi di intelligenza artificiale e ai beni europei per il capitale e la difesa.

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