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spostare Teheran per riposizionare l’Iran –


Il riposizionamento internazionale iraniano nel prossimo futuro passa per uno dei progetti urbanistici più ambiziosi al mondo: ricollocare a sud il centro economico del paese.

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Introduzione

L’Iran del ventunesimo secolo è stata a lungo una potenza regionale isolata. Tra gli elementi fondativi di questo isolamento vi sono le sanzioni economiche internazionali, a guida occidentale, legate al programma nucleare persiano, gli scontri geopolitici regionali e l’ombra, poi rivelatasi riflesso reale degli Ayatollah, dei finanziamenti e forniture ad alcuni gruppi terroristici regionali divenuti veri e propri agenti di prossimità per la potenza Sciita.

Questa situazione di isolamento è divenuta l’occasione per alcuni paesi emergenti che, fiutata l’opportunità di intestarsi il reintegro internazionale della potenza Sciita, hanno posto con l’Iran le basi del nuovo ordine mondiale di cui sentiamo sempre più parlare. Tra tutti Cina, India e Russia.

Possibilità, quella del reintegro internazionale, divenuta realtà, a partire dal luglio 2024, con l’elezione del candidato riformista Pezeshkian e poi a novembre con l’entrata ufficiale nei Brics. L’atteggiamento del nuovo Presidente sembra essere cambiato rispetto ai suoi immediati predecessori  e questa trasformazione promette di riflettersi anche nella postura futura internazionale della Repubblica Islamica. 

All’interno di questo schieramento di economie emergenti, o ex emergenti, si trovano alcuni dei paesi con cui l’Iran intrattiene, malgrado le sanzioni internazionali, i suoi maggiori scambi commerciali.

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Cina, India, Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Russia che rappresentano tra i partner strategici più importanti per l’Iran. I loro scambi  producono un giro d’affari che vale più o meno 40 miliardi di dollari annui.

Almeno per tre di questi quattro paesi l’ipotesi dunque di uno spostamento del cuore economico iraniano nel sud del paese rappresenta un’occasione unica di rafforzare le proprie iniziative strategico-economiche nell’area. Analizziamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Il ritorno del passato

Quando si parla del possibile spostamento della capitale iraniana si fa riferimento ad un progetto nato a all’inizio degli anni 80’ del secolo scorso: il Primo Ministro Mir-Hossein Mousavi (1980-1989) ipotizzò che lo spostamento della capitale da Teheran, ovvero di un numero consistente dei suoi abitanti, potesse rappresentare l’unica misura valida ed efficace per mitigare il sovrappopolamento, l’esposizione ad elevato rischio sismico e l’eccessivo inquinamento ambientale che rendevano la secolare capitale sempre più inadatta alle sfide dell’epoca e a quelle future.

Dagli anni 80’ si susseguirono impegni più o meno formali sotto varie presidenze sino al 2015 quando, con una risoluzione parlamentare, fu dato mandato di effettuare uno studio di fattibilità dello spostamento della capitale iraniana più a sud, istituendo un’apposita commissione.

La pandemia di Covid-19 ha tuttavia interrotto, per l’ennesima volta, i piani del governo persiano.

In seguito alle improvvise elezioni di luglio 2024, avvenute successivamente alla morte in un incidente dell’ex -Presidente Raisi, il nuovo Capo del Governo, Pezeshkian, ha rilanciato l’urgenza di occuparsi della capitale. Nell’autunno scorso, a margine della visita al quartier generale del colosso nazionale Khatam al-Anbiya, attivo nei settori dell’ingegneria e dello sviluppo urbano, il neo presidente ha dichiarato che, sebbene oggi non sia presente un piano effettivo per lo spostamento della capitale è fondamentale riprendere la discussione e focalizzare gli sforzi sul vero asse economico fondante del paese:

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La zona a cui si riferisce Pezeshkian è parte di un’area interessata da uno dei più importanti progetti di sviluppo nazionali ed internazionali su territorio iraniano: il Makran Development Project.

Oggi nell’area  prescelta non esiste nessun particolare centro urbano di ampia rilevanza che potrebbe ospitare un progetto di queste dimensioni e magnitudo. La zona infatti si sviluppa a sud dei Monti Bashagard che la dividono da una area desertica, nell’Iran centro-orientale, di migliaia di chilometri quadrati e priva di molte infrastrutture di base.

Ma per quale ragione quest’area si candida ad avere un nuovo ruolo cruciale nel futuro della Repubblica Islamica?

Balochistan futuro cuore nevralgico dei BRICS

La Regione target del progetto è parte di un contesto storico-culturale che coinvolge un vicino, anch’esso in una fase di consolidamento internazionale, come il Pakistan. Seppur i rapporti tra i due paesi non siano stati sempre rosei essi condividono la lotta contro le ribellioni che colpiscono, da molti decenni, il territorio del Balochistan. Questa regione storica che si estende a metà nel territorio iraniano e a metà nel territorio pakistano è anche la sede di due dei più importanti porti commerciali dei paesi: Chabahar, in Iran, e Gwadar, in Pakistan. Queste importanti infrastrutture sono al centro dei piani di investimento strategici di India e Cina.  Inoltre, Chabahar oggi rappresenta una delle poche “free trade zone” iraniane attive. Insomma, la commistione di interessi che coinvolgono quest’area che affaccia sul Golfo dell’Oman è davvero florida, ma andiamo con ordine. Vediamo alcune ipotesi speculative che pesano sul progetto ventilato dalla potenza Sciita:

– La catena logistica dell’industria iraniana è oggi molto inefficiente:

L’attuale catena logistica iraniana risulta al momento profondamente inefficiente. Si pensi che il porto di Chabahar rappresenta per l’Iran lo sbocco principale sul Golfo dell’Oman. Ogni anno da questa nell’area passa il 65% circa dei 100 Miliardi di export annuo del paese. La maggior parte, circa l’80%, delle merci esportate dalla Repubblica islamica sono rappresentate dal petrolio e suoi derivati, tra cui le materie plastiche che rappresentano la prima merce per valore assoluto esportata dell’economica iraniana, e dalle esportazioni di materiali minerari.

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Vista la conformazione olografica iraniana e la collocazione geografica delle proprie partnership commerciali è naturale che la modalità più efficiente di trasporto sia collocata nel sud del paese, che affaccia verso l’Oceano Indiano.

L’inefficienza deriva dal fatto che la maggior parte delle risorse naturali si trovano nel centro-sud del paese, ma le imprese che le trasformano si trovano nell’area di Teheran. Questo frazionamento della catena industriale causa importanti costi di trasporto per la trasformazione delle merci (da sud a nord) e poi per lo spostamento delle stesse nei porti finale per l’export, tra cui a punto Chabahar (da nord a sud).

– La strategia internazionale economica e politica dell’Iran mira ad un più ampio coinvolgimento nei meccanismi internazionali creati insieme agli attori alternativi all’Occidente:

Ne è recente testimonianza il clima di ulteriore inasprimento delle relazioni con l’Occidente, con gli Stati Uniti di Trump in primis, che spinge, pure il neopresidente iraniano, a connotare la strategia futura nel solco della prosecuzione dell’approfondimento economico, culturale e militare con il gruppo dei Brics.

Il rapporto di lungo corso costruito con l’India e il rapporto, culturalmente più cauto ma primario a livello commerciale, con Pechino ribadito nell’accordo di partenariato strategico siglato nel 2021 con durata un quarto di secolo e dal valore di 400 miliardi di dollari investiti in infrastrutture. 

Trasferire il centro del potere economico più vicino agli amici indiani e cinesi diviene quindi una priorità. Una vicinanza che permetterebbe di sfruttare al massimo l’aderenza alle loro grandi iniziative strategiche, ovvero la “Nuova Via della seta” (BRI) cinese e la cosiddetta strategia di contenimento navale indiana “Collana di Perle” oltre alla cruciale  “International North-South Transport Corridor (INSTC)” che promette di collegare, in futuro, il porto di Mumbai, in India, al terminal nord di San Pietroburgo passando per l’Iran e il Mar Nero. 

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I partner indiani e cinesi rappresentano per l’economia della Repubblica islamica complessivamente circa il 50% dell’export del paese.

– Il sud-est dell’Iran rappresenta un’area “ago della bilancia” della sfida India-Cina

Seppur in modi e tempi diversi, India e Cina stanno divenendo protagoniste assolute delle narrazioni globali. Per entrambe, dunque, l’area dello stretto dell’Oman risulta cruciale per poter veicolare velocemente le proprie merci in Europa, magari evitando di passare per il Mar Rosso e il Canale di Suez. In questo senso la “Belt Road Iniative” (BRI) cinese e la “International North-South Transport Corridor ” (INSTC) rappresentano le due modalità di proiezione economica cinese ed indiana.

Da molto tempo la Cina ha investito per la propria BRI nel vicino rivale dell’India, il Pakistan. Attraverso un piano di investimenti di lungo periodo Pechino ha potenziato il porto di Gwadar e creato accordi per investimenti infrastrutturali, parte dell’asse China-Pakistan Economic Corridor) per oltre 3000km nel paese musulmano, cruciale per la strategia cinese come mostra la mappe sottostanti.

Fonte immagine:
https://www.researchgate.net/figure/General-scheme-of-transport-and-logistics-corridors-of-the-Chinese-initiative-One_fig1_380009990
(La Nuova Via della Seta cinese – focus differenti del piano di Pechino) 
Fonte immagine:
https://www.researchgate.net/figure/Belt-and-Road-Initiative-The-infrastructure-network-Source-Mercator-Institute-for-China_fig1_356741682

Allo stesso modo l’India con le proprie iniziative strategico-commerciali mira a trasformare il porto di Chabahar in una roccaforte del contenimento cinese.  Gwadar e Chabahar, che distano solamente 72 kilometri in linea d’aria, entrambe nella macroregione del Balochistan, condividono così il destino di “porti-gemelli” come pedine di strategie generate da attori differenti ed in competizione cronica.

La mappa sottostante riporta la necessità che ha spinto l’India a creare l’iniziativa INSTC e la sua collocazione geografica.

(Il corridoio economico indiano INSTC) (Il corridoio economico indiano INSTC) Fonte immagine: https://financialtribune.com/tags/north-south-transport-corridor

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In questo senso la Repubblica islamica sembra aver compreso che l’uscita dall’isolamento internazionale passa anche per il ruolo di “corteggiata speciale” dai contendenti indo-cinesi.Mentre firma accordi per lo sviluppo di Chabahar con l’India, sottoscrive accordi pluridecennali con il dragone per un valore di 400miliardi di dollari di investimenti in 25 anni.

In questo senso, la neutralità strategica persiana in questo confronto potrebbe giovare sul lungo periodo alle dinamiche economiche del paese. Ed è proprio in questa logica che si incastra il progetto di spostamento delle capitale, per lo meno economica, nel sud del paese.

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Il punto, qui appare chiaro, non è “se spostare Teheran” sia una buona idea ma piuttosto quali sono le soluzioni concrete poter trovare le risorse finanziare, la stabilità interna ed esterna per affrontare un progetto mastodontico che cambierebbe il futuro del paese. Sarà possibile per l’Iran concertare l’uscita dall’isolamento internazionale, il consolidamento economico e lo spostamento fisico del centro del potere economico persiano?

Di seguito analizziamo dunque i possibili scenari previsionali con cui rispondere a questa domanda.

POSSIBILI SCENARI PREVISIONALI

  • Scenario 0 –  Rinvio del progetto causato da mancanze di fondi e rinforzo infrastrutture di terra

Il più grande scoglio per l’implementazione dei progetti di spostamento del cuore economico del paese riguarda, da sempre, sopratutto le risorse finanziare con cui operare e poi, ma solo in seconda istanza in un regime autoritario, la difficoltà di spostamento di imprese e cittadini nella nuova capitale. L’eventualità che l’Iran, che oggi soffre ancora gravissimi scompensi economici dovuti dalle sanzioni internazionali, sia impossibilitato a trovare le risorse economiche adatte a questo progetto risulta realistica. Le motivazioni che accompagnano il rinvio di questo progetto dagli anni 80’ sono state quasi sempre di questa natura.

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In questo scenario l’Iran, corteggiato da Cina e India, potrebbe decidere di investire nel rafforzamento delle proprie infrastrutture di terra favorendo collegamenti ferroviari rapidi. Questo tipo di infrastrutture permetterebbero un collegamento tra  Mashad, Teheran, il nord dell’Iran e la Russia passando per la Turchia e il Caucaso.

In questo scenario gli investimenti cinesi in arrivo in Iran, avendo come punto di partenza i paesi dell’Asia centrale, verrebbero concentrati nel collegamento tra il Mar Caspio e Mashad, andando quindi a rinforzare le infrastrutture portuali di Bandar-e Anzali.

Seppur questo porto faccia parte anche del INSTC, evitando una concentrazione degli investimenti nel sud del paese il baricentro economico rimarrebbe nell’area di Teheran andando a segnare, sul lungo periodo, un netto prevalere cinese nel confronto con l’India per il controllo economico delle infrastrutture persiane.

In questo scenario permangono i problemi strutturali di Teheran a cui tuttavia non si prevede soluzione a breve termine.

  • Scenario A – Sviluppo parziale del Makran: Chabahar diventa un grande porto e viene forzato lo spostamento di impianti industriali petrolchimici e Ministero del Petrolio e delle Imprese

Lo scenario di uno sviluppo parziale dell’area, sopratutto grazie ai fondi indiani, risulta ipotizzabile se associato allo spostamento di attività economiche ed amministrative rilevanti per l’area di Chabahar.

 In questo senso l’Iran rinuncerebbe ad uno spostamento effettivo della capitale ma, grazie ai fondi esteri e al reintegro internazionale e contestuale ammorbidimento delle sanzioni, prevede un piano di sviluppo del centro urbano di Chabahar. In questa prospettiva l’Iran potrebbe meditare di spostare il Ministero del Petrolio ed altri organi economici nel sud del paese per favorire lo spostamento, coatto, delle imprese nazionali operanti nei settori del petrolio e derivati.

Nello scenario dunque, il ruolo di ago della bilancia dell’Iran tra India e Cina permetterebbe di veicolare i fondi di entrambi i paesi verso uno sviluppo dell’area.

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In questa visione di impegno parziale verso la riorganizzazione economica del paese, il vero competitor potrebbe divenire il Pakistan con il proprio porto di Gwadar, fruitore di grandi investimenti cinesi. Nel contesto di equilibrio di potere dei Brics, India e Cina sarebbero chiamate a competere per avere un ruolo primario nel nuovo distretto portuale di Chabahar, possibile sede futura dell’economia petrolifera persiana.

Come nello scenario precedente, in questa prospettiva permangono i problemi strutturali di Teheran a cui tuttavia non si prevede soluzione a breve termine dando priorità al rafforzamento economico del paese e all’efficientamento della propria catena logistica.

  • Scenario B – Creazione di una grande capitale nel Makran e spostamento del cuore economico del paese

La possibilità di uno scenario sismico catastrofico, le condizioni di insalubrità di Teheran e la perdita di competitività crescente, dovuta alla carenza logistica, convincono i governanti persiani a prendere in mano la situazione. Vengono varati dei piani straordinari per il trasferimento forzato di imprese e cittadini, su modello cinese di ricollocamento forzato, nelle aree di sviluppo del Makran. Grazie ad un ruolo sempre più rilevante  dei propri partner commerciali e sponsor, India e Cina, le sanzioni economiche occidentali hanno minor efficacia e permettono di reinvestire i proventi del commercio petrolifero nel grande progetto urbanistico-geopolitico. 

Nel corso di due decenni la nuova capitale potrebbe ospitare una parte importante degli attuali 20 milioni di abitanti di Teheran, diminuendo la pressione sulla storica capitale e differenziando i centri economici del paese avvicinandoli al contempo, in modo deciso, alle due rotte strategiche BRI e INSTC.

Il flusso di finanziamenti esteri viene sostenuto da India e Cina in misura più o meno equivalente in ottica di una spartizione di sfere d’influenza economica in Iran. In questo scenario, tuttavia poco probabile, l’Iran sfrutta la natura autoritaria del proprio regime e le congiunture economiche globali per diventare il perno dell’asse economica emergente dei Brics.

Oltre allo spostamento degli asset petroliferi e degli organi governativi correlati, in questo scenario l’Iran procede verso il decoupling definitivo del centro del potere religioso e amministrativo, con sede Teheran, da quello economico con nuova sede nel Makran.

CONCLUSIONE

Seppur il progetto di spostamento del cuore economico dell’Iran sia, dati alla mano, una priorità strategica sotto il profilo ambientale, economico, geopolitico e sismico, la situazione economica e le prospettive di incertezza per il regime degli Ayatollah impediscono di immaginare il compimento di simile impresa dal costo di svariate decine di miliardi di dollari.

Il possibile ruolo di perno dei Brics, nell’area del golfo dell’Oman, potrebbe spingere India e Cina ad una competizione per accaparrarsi le infrastrutture iraniane. Tuttavia, questo aspetto non può certamente bastare da solo a risollevare un’economia in difficoltà da molti anni.

In questo quadro, si ritiene più probabile lo Scenario B. Il crescente finanziamento indiano e cinese ed una congiuntura economica alternativa al predominio occidentale può permettere all’Iran, in un orizzonte di medio-periodo, di spostare parzialmente il cuore economico iraniano focalizzandosi sulla necessità di ricollocare gli impianti di raffinazione petrolifera e gli organi pubblici preposti, di conseguenza poi i lavoratori.



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