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Torino e il Piano metropolitano per l’economia sociale • Secondo Welfare


Il modello dell’economia sociale, con i valori che lo ispirano e i principi su cui si basa, può contribuire allo sviluppo territoriale e al benessere della comunità. In questo senso, per fare luce sui progetti di espansione dell’economia sociale in fase di sviluppo sul territorio italiano, dopo esserci occupati dei casi di Bologna e Milano, di seguito ci concentriamo sull’area metropolitana di Torino. Abbiamo infatti provato a capire come questo territorio stia affrontando il tema dell’economia sociale grazie a una interessante conversazione con Simona De Giorgio, Coordinatrice del Comitato per l’imprenditorialità sociale e di Torino Social Impact, e Raffaella Scalisi, Senior advisor in attività internazionali, comunicazione e progetti strategici di Torino Social Impact. Di seguito alcuni degli spunti emersi dal confronto con loro.

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Il contesto: dal Comitato per l’imprenditoria sociale a Torino Social Impact

Nel contesto torinese, diversi sono stati gli attori che hanno contribuito alla preparazione di un terreno fertile per la costruzione del Piano per l’economia sociale, alla cui finalizzazione si giungerà auspicabilmente in questa prima metà del 2025. Un ruolo chiave nella redazione del Piano metropolitano per l’economia sociale è stato assunto dalla Camera di Commercio di Torino e dalla Città Metropolitana di Torino, ovvero i due enti di riferimento che, nella cornice di Torino Social Impact e a partire dalla stipula di un accordo in data 18 luglio 2024 per l’avvio delle consultazioni, sono alla guida della redazione del Piano. In questo scenario, il Comune di Torino, seppur non come ente promotore, è stato coinvolto nelle fasi di ascolto al fine di convergere sui contenuti che in ultima battuta si ritrovano nella bozza del Piano, recentemente aperto alle consultazioni pubbliche sul territorio a inizio marzo.

Il percorso a cui si è di recente aggiunta questa tappa parte da lontano. È infatti dal 2016 che la Camera di Commercio di Torino si è dotata, al suo interno, di un Comitato per l’imprenditoria sociale con funzioni di indirizzo politico. I componenti di questo Comitato sono molteplici, e includono gli enti del Terzo Settore dell’area metropolitana torinese, le centrali cooperative, i soggetti del volontariato, gli organismi sindacali e il settore della ricerca, ovvero l’Università degli Studi di Torino e il Politecnico di Torino. L’obiettivo principale del Comitato, presieduto dal Professor Calderini, ordinario presso il Politecnico di Torino e studioso di innovazione a impatto sociale, è quello di promuovere e guidare iniziative legate alle tematiche dell’economia sociale a livello territoriale.

Alla fine del 2017, questo Comitato plurale ha poi condotto alla genesi e allo sviluppo di Torino Social Impact, piattaforma basata su una partnership multi attore (pubblico, privato, non profit) e nata con l’obiettivo di restituire centralità all’imprenditoria sociale e alla finanza di impatto, avviando così quello che Simona De Giorgio definisce come “dialogo territoriale tra attori dell’economia sociale e altri soggetti” non precipuamente afferenti alla casistica dell’economia sociale declinata dalle indicazioni europee, ma comunque attivi e impegnati in iniziative ad impatto sociale. La crescita numerica di Torino Social Impact, sviluppatosi a partire dalla collaborazione tra 12 soggetti fino ad includerne attualmente 360, testimonia la forza e l’intensità progettuale di questa piattaforma, che ha poi permesso lo sviluppo della bozza del Piano metropolitano per l’economia sociale.

Contenuti del Piano e atti pratici di implementazione

L’iniziativa torinese prende spunto dal paradigma dell’economia sociale proposto dalle Organizzazioni Internazionali e dalle Istituzioni Europee, con riferimento all’agenda delle Nazioni Unite e all’Action Plan della Commissione Europea, per lo sviluppo di inclusione sociale e impatto sociale a livello locale. In particolare, il lavoro di consultazione e redazione del Piano metropolitano prende le mosse dalla definizione di economia sociale promossa dalla Commissione Europea, contenente i tre criteri che definiscono il perimetro dell’economia sociale al di là delle forme giuridiche assunte dai soggetti che vi operano, ovvero il primato delle persone, il reinvestimento degli utili e la governance partecipativa.

L’idea promossa da Torino Social Impact su tali basi è che l’economia sociale debba includere tutte le imprese e i soggetti che perseguono finalità di impatto sociale, prescindendo dalla forma giuridica di cui le stesse si dotano, bensì facendo propria la convinzione che l’economia sociale altro non sia se non una leva per lo sviluppo territoriale, e dunque coinvolgendo non solo il settore del welfare ma anche quello industriale. Una prospettiva che consente l’instaurarsi di rapporti di contaminazione tra valori dell’economia sociale e principi dell’impresa tradizionale, interessando l’intero sistema locale per il perseguimento di obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale.

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Il Piano torinese in questo solco si concretizza in un’operazione multilivello, che coniuga una molteplicità di elementi e temi, sia verticali che trasversali. In particolare, il Piano si basa su tre elementi prioritari, ovvero l’integrazione delle politiche industriali, la centralità delle partnership tra pubblico, privato profit e settore non profit, e il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. Sulla base di questi elementi, il Piano si articola poi in sei aree verticali, che riguardano governance e partnership; social procurement; finanza ad impatto sociale; formazione continua, sviluppo di competenze, giovani; connessioni fisiche e digitali e innovazione tecnologica; inclusione sociale e lavorativa.

A fare da collante a queste verticalità tematiche si trovano poi l’importanza della misurazione di impatto, come tema pervasivo di tutte le politiche foriere di impatto sociale, e la comunicazione, come area indispensabile per la crescita della centralità dell’economia sociale. Inoltre si è ritenuto fondamentale porre l’accento sul coinvolgimento delle aree interne, soprattutto per quanto riguarda le connessioni fisiche e digitali e l’innovazione tecnologica, in considerazione del carattere composito dell’area metropolitana di Torino, che consta di aree interne con problematiche specifiche che richiedono interventi sartoriali e non standardizzati.

Il coinvolgimento del territorio al tavolo per l’economia sociale a livello nazionale

Dalla prospettiva torinese, il lavoro condotto dal governo italiano per l’avanzamento dell’economia sociale restituisce una fotografia positiva, che auspicabilmente porterà all’approvazione di un Piano nazionale. Non mancando dunque esperienze significative di collaborazione tra piano nazionale e contesti locali, Torino costituisce un esempio di tale coinvolgimento attivo.

Simona De Giorgio sul punto ha rimarcato il coinvolgimento dell’area torinese nei lavori per lo sviluppo del Piano nazionale, “in tutte le fasi attuate fino a questo momento, ovvero dalla prima riunione di consultazione generale fino ai tavoli di lavoro”, nonché la possibilità di contribuire alla stesura con proposte per l’implementazione del Piano stesso. Anche Raffaella Scalisi ha corroborato questa percezione positiva rispetto al lavoro nazionale per la crescita dell’economia sociale, sottolineando “lo sforzo manifestato nei lavori nazionale rispetto alla volontà di includere temi chiave quali la fiscalità e l’importanza delle operazioni di consultazione con i territori”, nonché il rispetto dei tempi dettati dalla Raccomandazione europea.

Ora, dunque, bisognerà aspettare la pubblicazione dei primi documenti e dello stesso Piano nazionale per operare delle riflessioni concrete sulla centralità del tema dell’economia sociale rispetto alle linee di indirizzo politico centrale e le sue prospettive di sviluppo. A cui, come detto, ha contribuito e sta contribuendo anche il territorio torinese.

Foto di copertina: Antonio Sessa, Unsplash.com





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