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Usare i dati sempre, non solo nella crisi. Contabilità analitica e sostenibilità – Artser


Stiamo entrando in una nuova fase per la rendicontazione aziendale con l’introduzione della Direttiva Europea sulla Sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive), recepita in Italia dal D.Lgs. 125/2024.

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Questa normativa ad oggi riguarda le grandi imprese e le Pmi quotate, ma avrà un impatto indiretto anche sulle Pmi non quotate, soprattutto se parte di filiere soggette alle regole. Uno dei punti centrali è la “doppia materialità”, che obbliga a considerare sia gli impatti dell’azienda su ambiente e società, sia gli effetti finanziari di questi impatti sull’impresa.

Tale approccio richiederà nuove modalità di raccolta e analisi dei dati, fondamentali per valutare rischi, opportunità e impatti. La qualità dei dati sarà quindi determinante per il futuro delle Pmi, influenzando la loro capacità di crescere nelle filiere e di accedere al credito. Adottare strumenti di monitoraggio e analisi sarà essenziale per garantire il successo sostenibile delle imprese, grandi o piccole.

È fondamentale non farsi trovare impreparati. Lo sostiene la professoressa Anna Maria Fellegara, ordinaria di Economia Aziendale, pro-rettrice vicaria, direttrice del centro di ricerca RES.m HUB (Responsibility, Ethics and Sustainability Management Hub) dell’Università Cattolica, e preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Campus di Piacenza e Cremona, aggiungendo che, tra i dati, quelli che emergono dalla contabilità analitica risultano fondamentali perché mettono a valore un patrimonio di elementi capaci di stimolare, dare indicazioni e spiegare i fatti e le cause dei fenomeni economici.

Oggi, sempre più strumenti di elaborazione delle informazioni che scaturiscono dai sistemi contabili offrono possibilità operative e strategiche di grande utilità per le aziende. «Chi ha un’impresa, anche se ha capacità e intuito gestionale, o una naturale propensione all’assunzione del rischio e alla scelta, non può ragionevolmente fare a meno del ricchissimo ventaglio di dati e informazioni che possono consentirgli di acquisire tutti gli elementi utili, se non necessari o imprescindibili, per gestirla».

Ne è convinta la professoressa Fellegara, che sottolinea quanto sia importante analizzare costantemente i risultati finanziari di base, riflettere sui dati di bilancio e confrontarli nel tempo e con altre realtà per identificare punti di forza, limiti e rischi. Il messaggio che emerge da questa intervista è che dati e informazioni devono diventare strumenti quotidiani nelle imprese, evitando che vengano usati solo in momenti critici come crisi, acquisizioni, cambi di proprietà o passaggi generazionali.

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Quali sono i principali vantaggi per un’azienda nel passare da un approccio contabile tradizionale a uno più analitico?

La contabilità generale aiuta a costruire un quadro complessivo della gestione e ha come obiettivo principale sintetizzare i processi economici e valutare le variazioni del capitale nell’esercizio. Tuttavia, non distingue chiaramente le aree di formazione dei risultati né separa le attività principali da quelle accessorie. Inoltre, non consente un confronto diretto tra i dati economici e quelli di produzione, limitando l’analisi sull’efficacia delle decisioni aziendali.

Nelle aziende, anche di piccole dimensioni, con attività diversificate e clienti/prodotti che richiedono processi distinti, il controllo di gestione è più efficace quando dispone di informazioni dettagliate su: dati di vendita (quantità e valore) suddivisi per linee di prodotto/servizio, gruppi di clienti, tipologie di prezzi, sconti e incentivi; costi di produzione; costi generali; valore aggiunto generato dalla trasformazione interna; margini e possibilità di negoziazione sia sui prezzi di vendita che sui costi. Una struttura di analisi basata sulla specifica dimensione e complessità dell’impresa può integrare efficacemente la contabilità generale. Per le piccole imprese, sarà semplice e diretta, mentre per quelle più grandi diventerà modulare e scalabile.

In che modo questo passaggio può favorire la crescita e la competitività sul lungo termine?

L’integrazione della contabilità analitica con quella generale richiede l’adozione di nuove procedure e investimenti sia economici che formativi. Questi investimenti, spesso sottratti ad altre priorità come l’innovazione tecnologica, necessitano di un cambiamento culturale per essere efficaci. È fondamentale che la misurazione dei costi sia compresa e condivisa con tutti i livelli aziendali, dalla proprietà alla direzione generale, fino agli operatori.

Solo così la contabilità analitica può essere vista non come un peso burocratico, ma come un supporto concreto alle decisioni. Una profonda conoscenza dei meccanismi di creazione del valore è essenziale per affrontare il cambiamento in modo tempestivo e costruire scenari alternativi. La natura stessa delle Pmi, caratterizzata da tempi di risposta rapidi, rappresenta un vantaggio strategico. Tuttavia, questo vantaggio può essere sfruttato solo conoscendo in dettaglio la propria organizzazione, avendo una direzione chiara e consapevolezza della propria posizione sul mercato.

In che modo la contabilità analitica consente di leggere e sfruttare i dati aziendali per prendere decisioni più informate e proiettarsi verso il futuro?

La dimensione finanziaria è spesso trascurata nella lettura e nella interpretazione dei dati che emergono dai sistemi contabili analitici, dato che l’attenzione è catturata da elementi di efficienza e di efficacia (che comunque sono il fondamentale output di queste analisi). È importante evidenziare che analizzare i flussi di costi e ricavi in modo prospettico aiuta però a distinguere ciò che può essere modificato nel breve termine da ciò che non lo è. Nella gestione di un’impresa, anche di piccole dimensioni, è essenziale considerare sempre capitale, tempo, rischio e rendimento. La propensione al rischio, basata su una conoscenza approfondita di come si generano e si consolidano i valori, permette di prendere decisioni più consapevoli. Disporre di dati affidabili su trend di consumo, produttività e risultati consente di pianificare su basi solide anziché su ipotesi vaghe. Inoltre, l’analisi economica che distingue tra costi cessanti e ricavi emergenti, o tra costi variabili, semi-variabili e fissi, rivela implicazioni finanziarie spesso più rilevanti rispetto alla semplice differenza tra costi e ricavi monetari o non monetari.

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Quali strumenti o metodologie risultano più efficaci per analizzare questi dati?

Per sviluppare l’impresa, è fondamentale raccogliere informazioni su come, quando e dove viene generato valore nel processo produttivo, quali risorse sono critiche e quali effetti possono derivare da cambiamenti nelle condizioni di equilibrio. Un’analisi storica dei trend e una proiezione futura basata su ipotesi solide sono strumenti preziosi.

La conoscenza approfondita del proprio modello di business, la creazione di soluzioni su misura e il rifiuto di approcci standardizzati sono essenziali per garantire che gli sforzi e gli investimenti, anche umani, producano risultati concreti e non si trasformino in uno spreco.

Ci può fare un esempio pratico di contabilità analitica?

Prendiamo un’azienda specializzata nella produzione di mobili su misura, in cui ogni fase del lavoro è fondamentale per creare pezzi unici, ma anche per tenere sotto controllo i costi. L’azienda ha una struttura produttiva articolata: un laboratorio per il taglio e l’assemblaggio, un reparto di finitura per verniciature e dettagli, e un ufficio tecnico che si occupa di progettazione e amministrazione. Una delle sfide principali è capire con precisione quali siano i costi specifici associati a ciascuna fase del processo. Per esempio, i macchinari per il taglio e l’assemblaggio consumano molta energia, e il personale altamente specializzato richiede tempi lunghi per ogni progetto.

Tuttavia, ci sono anche costi che non possono essere facilmente attribuiti a un singolo reparto, come il riscaldamento del laboratorio durante l’inverno o la manutenzione generale dell’attrezzatura, che servono tutta l’attività aziendale. Di fronte a un periodo di aumento delle commesse, il titolare ha deciso di analizzare meglio i costi, cercando di distinguere quelli specifici di ogni reparto da quelli comuni. Questo approccio si è rivelato prezioso. Ha permesso di individuare aree dove intervenire, per esempio ottimizzando i tempi di utilizzo dei macchinari o valutando un rinnovo delle attrezzature per ridurre i consumi energetici.

Inoltre, ha aiutato a capire quali costi fossero realmente fissi e quali invece potevano variare in base agli ordini ricevuti.

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Con queste informazioni, l’azienda ha potuto migliorare la gestione delle risorse, pianificare gli investimenti futuri e rispondere in modo più efficiente alle richieste dei clienti. La conoscenza dettagliata dei costi ha anche permesso di stabilire con maggiore precisione i prezzi dei mobili, garantendo al contempo un giusto margine di guadagno e un’offerta competitiva. In un settore come quello dell’arredamento su misura, dove la qualità artigianale è il punto di forza, questa analisi ha fatto la differenza, aiutando l’azienda a crescere senza perdere di vista la sostenibilità economica. Non dimentichiamo, poi, che con l’entrata in vigore del D.Lgs. 125/2024, diverse imprese dovranno ragionare anche in termini di sostenibilità ambientale e sociale. Questo implica integrare il sistema di controllo di gestione con nuovi elementi di misurazione ed analisi al fine di permettere un’adeguata rendicontazione integrata. Ancora più cruciale diventa quindi l’investimento in sistemi informativi allineati con le nuove richieste di informazioni in materia di impatti ambientali, sociali e di governance che provengono dall’Europa.

Elisa Marasca



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