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Lo smantellamento di UsAid ha «cancellato» 396 programmi dedicati all’istruzione: «A rischio la scolarizzazione di migliaia di studenti»


di
Chiara Barison

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Il rapporto commissionato dalla European Training Foundation mette in luce che le aree del mondo più penalizzate sono Medio Oriente e Africa subsahariana. Le categorie più penalizzate sono bambine, rifugiati e minoranze. Un rapporto dell’Unesco aggiunge che sono 251 milioni i bambini e i ragazzi che non hanno accesso alla scuola

Vaccini, accesso alle cure per le persone sieropositive, acqua potabile e istruzione. Sono questi alcuni dei servizi essenziali che UsAid, l’agenzia statunitense per la cooperazione internazionale, rendeva possibili anche nelle aree più vulnerabili del mondo contribuendo con un miliardo di finanziamenti all’anno. Dopo lo smantellamento dell’agenzia voluto dall’amministrazione Trump si iniziano a contare i primi effetti negativi in tutti i campi. Guardando in particolare all’istruzione, un report commissionato dalla European Training Foundation, la fondazione europea per la formazione professionale, ha evidenziato che la cancellazione di 396 programmi in 58 Paesi ha già avuto gravi ripercussioni soprattutto in Medio Oriente e Africa Subsahariana. Le categorie più esposte alla mancanza di servizi educativi adeguati sono le bambine, i rifugiati e le persone appartenenti a minoranze. In più, l’abbandono da parte degli Stati Uniti di una missione così importante sta aprendo le porte alla Cina che nel 2024 aveva comunque speso 2,85 miliardi di dollari. 

Nel corso degli anni, gli Stati Uniti hanno consolidato una forte tradizione a sostegno degli obiettivi di sviluppo sostenibile, con lo scopo di garantire un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa. Secondo i dati, Washington ha contribuito con una media del 7,2% dei finanziamenti totali tra il 2010 e il 2021, diventato il singolo Stato a versare più fondi in assoluto. Dal canto suo, l’Unione europea ha contribuito per il 36,9% con una media dei singoli Stati membri che supera di poco l’1%. Ma, guardando allo storico dei numeri, il taglio dei finanziamenti di UsAid non era del tutto imprevedibile. A gennaio 2025, UsAid era ancora attiva in 158 paesi e gestiva 396 programmi per l’istruzione in 58 paesi, una riduzione rispetto ai 552 programmi gestiti nel 2023. Il budget totale stanziato dal Congresso per il bilancio 2024 però era di 1,02 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 983 milioni di dollari del 2023. I principali beneficiari di questi soldi sono stati il Medio Oriente e il Nord Africa dove sono stati distribuiti un totale di 341 milioni di dollari.




















































Tra i progetti maggiormente supportati da UsAid c’era quello che incentivava la lettura a partire dalla prima infanzia lanciato nel 2011. In 10 anni i fondi di Washington hanno raggiunto 246 milioni di studenti distribuiti in 53 Paesi e portato a miglioramenti significativi nell’apprendimento della lettura. Tra i risultati principali c’erano lo sviluppo e la distribuzione di materiale didattico nelle lingue locali e le partnership con i governi per migliorare le prestazioni di lettura e la sostenibilità. Ai tagli si aggiunge un ulteriore dato preoccupante: secondo l’ultimo rapporto dell’Unesco, circa 251 milioni di bambini e ragazzi non hanno accesso alla scuola e le disparità aumentano in modo inversamente proporzionale al reddito. Infatti, fattori come la povertà, la disuguaglianza di genere e i conflitti continuano a ostacolare le opportunità di istruzione. Inoltre, i livelli minimi di apprendimento faticano a essere raggiunti, con ragazzi che non acquisiscono le competenze minime di lettura e di calcolo nemmeno quando hanno l’opportunità di frequentare le lezioni. I problemi però non finisco all’istruzione di base. Molte università si sono affidate alle partnership con UsAid per l’ammodernamento delle proprie strutture e l’aggiornamento dei programmi di studio, in particolare in ambito delle Stem. Ad esempio, il programma del Malawi «Transforming Higher Education Systems» da 15,9 milioni di dollari che forniva formazione ai dirigenti accademici e digitalizzava i sistemi amministrativi, è stato interrotto a metà implementazione, privando 12 università pubbliche degli aggiornamenti tecnologici promessi.

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Quali soluzioni dunque? È chiaro che al momento è difficile contare su un trionfale ritorno dei finanziamenti statunitensi. Per questo motivo è bene pensare a soluzioni alternative affinché gli sforzi compiuti in tutti questi anni non siano vani. Il rischio sono intere generazioni perdute per il mancato accesso a un’istruzione adeguata. Il report presenta diversi scenari, anche complementari tra loro. Un primo scenario possibile è che le fondazioni private e le organizzazioni filantropiche intervengano per colmare il vuoto lasciato dall’UsAid. Fondazioni come la Bill & Melinda Gates Foundation, la Ford Foundation e le Open Society Foundations sono da tempo attive in questo senso, e negli anni hanno collaborato con UsAid implementandone i progetti. Un’altra opzione è, come abbiamo già detto, che la Cina aumenterà i suoi finanziamenti: gli aiuti erogati da Pechino sono strutturati in modo diverso, con un’ampia percentuale di aiuti trasferita come prestiti a tasso zero o agevolati. Secondo la China Africa Research Initiative della Johns Hopkins University, gli stanziamenti cinesi per gli aiuti esteri hanno oscillato tra 2,5 e poco più di 3 miliardi di dollari all’anno nell’ultimo decennio, raggiungendo solo 2,85 miliardi di dollari nel 2024. Molto poco se pensiamo ai 42 miliardi di dollari che il governo degli Stati Uniti ha messo sul tavolo nel 2024

In ultima analisi, il report fa presente che anche altre potenze mondiali potrebbero avere interesse ad incrementare il loro investimento nell’istruzione globale. Non a caso Paesi come Germania, Regno Unito e Giappone sono da sempre donatori significativi per gli sforzi di sviluppo globale. Tuttavia, in un momento storico come questo, segnato da conflitti e confusione nei mercati, molti Stati occidentali stanno affrontando vincoli di bilancio e priorità interne contrastanti, il che potrebbe limitare la loro disponibilità ad aumentare gli aiuti. E poi c’è l’Unione europea, la quale nel caos causato dagli Stati Uniti potrebbe trovare l’opportunità per imporsi come istituzione più forte nel panorama globale.

23 aprile 2025

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