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Contatti Meloni-Emiliano per la gigafactory di Eni a Brindisi


BRINDISI – La Regione è pronta a sostenere l’iniziativa produttiva di Eni e Seri Industrial e contestualmente chiede garanzie al Governo affinché non si arresti il percorso per la riconversione economica dell’area della centrale Enel. «L’attenzione della Regione su ciò che sta accadendo a Brindisi – spiega Leo Caroli, presidente della Task force regionale sull’occupazione – non è che viene meno perché non abbiamo sottoscritto il protocollo tra Eni Versalis e il Mimit. In queste settimane, infatti, abbiamo avuto interlocuzioni con il ministro Urso e addirittura con il presidente Meloni, per il tramite del presidente Emiliano. Ultimamente abbiamo anche incontrato Eni Versalis e Seri Industrial per discutere del progetto industriale della gigafactory di batterie. Il supporto che la Regione garantirà al nuovo investimento si concretizzerà a breve con una delibera di giunta. Ciò, per accelerare i tempi e dare valore al progetto nell’ambito dell’Unione europea, che dovrà mettere a disposizione le risorse per finanziare la fabbrica. Il problema è che questa ricerca di fondi andava fatta prima della chiusura del Cracking».

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Rispetto invece all’attività di ricerca della materia prima, in primis del litio proveniente dalla Cina, sulla quale ha espresso dubbi in queste ore il deputato del Pd Claudio Stefanazzi, il presidente del Sepac si dice tranquillo: «Seri Industrial ha una gigafactory a Teverola, dove tutto questo processo è già stato sperimentato con successo». Tornando al presente, il 2 maggio è previsto un tavolo al Mimit per discutere dell’indotto del petrolchimico. «Nelle interlocuzioni avute in queste settimane con il Governo abbiamo richiesto – anticipa Caroli – che le tutele mancanti nel protocollo d’intesa per l’indotto possano concretizzarsi, oltre che tramite l’accordo di programma e il riconoscimento di Brindisi come area di crisi complessa, anche mediante l’utilizzo e la valorizzazione delle imprese e dei lavoratori dell’indotto non solo all’interno della fabbrica ma già nella fase della sua cantierizzazione. Bisogna lavorare sin d’ora per la certificazione delle aziende affinché possano partecipare alla costruzione e per l’individuazione dei profili necessari, perché non si ricorra all’esterno. Occorre partire dalla formazione e riqualificazione dei lavoratori dell’indotto grazie a percorsi di politiche attive che saranno a carico della Regione Puglia».

Anche rispetto alla ipotesi ventilata nelle ultime ore dal Governo di un phase out dal carbone ben oltre il 2025, Caroli si dice perplesso. «La preoccupazione – spiega – è che possa interrompersi il processo di decarbonizzazione. Vanno date rassicurazioni a tutte quelle imprese che si sono candidate a investire a Brindisi. Se Enel riprende a movimentare carbone, quelle aree diventano meno appetibili per i potenziali investitori. Enel è rimasta silente in tutta la fase di gestione della transizione, a ogni tavolo non ha mai aperto bocca. Non vorrei che questo temporeggiamento nasconda il fatto che non ci sono più aree da offrire. Vogliamo sapere che fine fa l’accordo di programma per la conversione di Cerano al quale stavamo lavorando. Serve un urgente chiarimento – conclude Caroli – al tavolo del Mimit».



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