Il governo conferma una misura dedicata ai giovani che vogliono rimanere a lavorare vicino casa e hanno un progetto.
Resto al Sud è una misura che, dal 2017, rappresenta un tassello importante nelle politiche di rilancio economico del Mezzogiorno. Concepita per incentivare la nascita di nuove imprese in aree storicamente svantaggiate, questa iniziativa ha già sostenuto migliaia di progetti imprenditoriali, diventando uno strumento fondamentale per favorire la crescita occupazionale e la valorizzazione del territorio.
La misura è aperta a tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 55 anni residenti nelle regioni del Sud e in alcuni territori del Centro Italia colpiti da eventi sismici. In particolare, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia sono le principali aree coinvolte. A queste si aggiungono i comuni situati nei crateri sismici del Lazio, delle Marche e dell’Umbria, oltre alle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord. Un’espansione che mira a coinvolgere anche quelle realtà più isolate e spesso trascurate.
Per accedere al finanziamento è necessario non avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato né essere titolari di un’altra attività in corso. Chi presenta la domanda, inoltre, deve impegnarsi a trasferire la residenza nei territori previsti dalla misura entro sessanta giorni dall’approvazione della richiesta. Anche i liberi professionisti possono partecipare, purché non abbiano esercitato attività analoghe nei dodici mesi precedenti.
Resto al Sud punta a sostenere attività che generino valore aggiunto per il territorio. Sono ammesse iniziative nei settori del turismo, dell’artigianato, della trasformazione dei prodotti agricoli, della pesca, dell’industria, dei servizi alle persone e alle imprese, e delle libere professioni. Restano escluse le attività agricole in senso stretto e il commercio al dettaglio o all’ingrosso, salvo eccezioni specifiche per alcune aree insulari.
Cosa copre il finanziamento
Il contributo economico può arrivare fino a 200.000 euro per le società con più soci e fino a 60.000 euro per le imprese individuali. La misura prevede una copertura fino al 100% delle spese, con quote specifiche destinate a ristrutturazioni, acquisto di attrezzature, investimenti in tecnologie digitali e spese di gestione. In particolare, fino al 30% può essere utilizzato per lavori sugli immobili e fino al 20% per l’acquisto di materie prime.
La richiesta per accedere ai fondi deve essere inviata direttamente a Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo. Per farlo è necessario predisporre un business plan dettagliato, compilare la documentazione richiesta e sostenere un colloquio di valutazione. Chi ha competenze adeguate può gestire autonomamente l’intera procedura, ma molti preferiscono affidarsi a professionisti del settore.
I costi da considerare per la consulenza
Anche se non obbligatoria, la consulenza professionale può risultare decisiva per il successo della domanda. I costi per farsi assistere da esperti possono variare, ma in media si aggirano intorno ai 1.200 euro. Una spesa che molti considerano un investimento, considerando la complessità burocratica e l’importanza di presentare un progetto convincente e sostenibile.
Resto al Sud non è solo un incentivo economico, ma un’opportunità per restituire dignità e speranza a territori dimenticati. Sostenendo chi ha idee, coraggio e spirito imprenditoriale, questa misura dimostra che con il giusto supporto è possibile costruire un futuro anche nei luoghi più fragili del nostro Paese. Un’occasione concreta per restare, scommettere e crescere nel Sud.
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