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Fallimenti imprese italiane in aumento del +17,2% nel 2024


  • Aumentano i fallimenti delle imprese italiane nonché le uscite volontarie dal mercato, stando all’analisi di Cerved per il 2024.
  • Nord ovest, Lombardia, imprese giovanili, servizi, costruzioni e industria sono le aree e i settori più colpiti.
  • Soprattutto le realtà meno strutturate hanno subito il contraccolpo degli oneri sul debito, dei costi energetici rincarati e delle congiunture mondiali negative.

Lo scorso anno, rispetto al 2023, i fallimenti delle imprese italiane sono aumentati e, in alcuni settori, anche le uscite volontarie dal mercato, da parte delle aziende in liquidazione.

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I dati emergono dall’ultimo report 2024 a cura dell’Osservatorio procedure e liquidazioni di Cerved1 sui fallimenti delle Pmi. Ecco una mappa delle regioni e dei settori più colpiti.

Fallimenti imprese italiane 2024: l’andamento

Nel 2024 l’aumento delle procedure fallimentari ha sfiorato drammaticamente il +17,2% per le Pmi italiane. Si torna ai livelli pre-Covid del 2019. Negli anni immediatamente successivi (con un picco a giugno 2020), l’analisi di mercato dimostra come il calo dei fallimenti sia da ricondursi alla moratoria sui prestiti introdotta a causa della pandemia.

Negli ultimi due anni però l’effetto è svanito, il costo del debito è aumentato e i fallimenti hanno ripreso a moltiplicarsi in modo preoccupante, complici anche l’aumento dei costi dell’energia e il rallentamento dell’economia.

Un altro report di Cerved2, per quel che concerne la ricerca e analisi del fallimento delle nostre imprese, comprende invece l’analisi del primo semestre 2024 e mette in evidenza un picco generale del +58,8% di fallimenti, con un tasso più elevato del 2023 (+30,9%).

Nord ovest, Lombardia, imprese giovanili, servizi, costruzioni e industria sono le aree e i settori più colpiti. Anche le uscite volontarie aumentano del 12,7% nel 2024, soprattutto per quel che concerne le società di capitali e sono sempre più numerose le aziende che ricorrono al codice della crisi d’impresa per prevenire il fallimento.

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Si tratta di procedimenti unitari e misure cautelari e protettive che hanno proprio lo scopo di anticipare la crisi ed evitare l’uscita dell’impresa dal mercato.

Quante aziende falliscono in Italia

Stando ai dati Cerved, in termini di numeri assoluti le chiusure per fallimento delle aziende italiane sono passate nell’ultimo anno dai 7.848 del 2023 ai 9.194 del 2024.

Ben il 30% delle procedure fallimentari si è concentrato nell’area a nord ovest del Paese, mentre a guidare la classifica regionale per il maggior numero di aziende in calo, c’è la Lombardia.

La percentuale di aumento è del 24,3% per il sud (19%), nell’area a nord-est del Paese è pari al 17,6% e nelle isole si assesta all’8,7%. 

Andamento delle aziende italiane per settori

Il maggior numero di chiusure aziendali si registra nel settore dei servizi. I numeri parlano chiaro: si è passata la soglia dei 56 mila casi nel 2024.

A seguire, i comparti delle costruzioni e della distribuzione, a cui si aggiunge una evidente difficoltà anche dell’industria, per quanto la situazione, rispetto al 2023, sia leggermente migliorata (+17,7%). Il comparto metalli è quello che soffre di più con il 48,4% di fallimenti in più, a cui segue quello della moda che registra il 41,1% in più di chiusure rispetto al 2023.

In controtendenza alcuni settori, non sfiorati dai fallimenti o comunque in percentuale minima, come ad esempio quelli della chimica e farmaceutica, dei prodotti di largo consumo e dell’infotainment, che registrano cali tra lo 0,5% e il 9%.

Le aziende che stanno fallendo

Per quanto riguarda le tipologie di imprese che maggiormente stanno risentendo delle congiunture economiche negative del 2024, spiccano le aziende giovanili. I numeri sono negativi, dal momento che le aziende in fase di startup, quindi con meno di cinque anni di vita, registrano il 12% in più di chiusure, mentre solo nel 2022 rappresentavano appena il 2%.

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Le aziende con più anni di vita sul mercato, tra i 5 e i 10 mediamente, muoiono registrando un +28% di chiusure nell’ultimo anno.

Proprio queste realtà meno strutturate hanno senza dubbio subito maggiormente il contraccolpo degli oneri sul debito, dei costi energetici rincarati e delle congiunture mondiali negative.

Tra le aziende che escono dal mercato, spiccano le società di capitali che, per l’appunto, decidono volontariamente di liquidare, per l’82% del totale.

Anche per quel che concerne le liquidazioni volontarie, è il nord ovest a registrare i numeri più elevati, seguito da nord est e centro Italia.



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